Tutto, niente.
Non era qualche giorno fa, cercavo qualcosa. Un oggetto, credo,
abbastanza insignificante. Non importa. Lo cercavo davvero. Senza trovarlo, ovviamente.
No, non vivo in un caos indescrivibile. Per niente. Mi sono reso conto che non ce l’avevo più da molto tempo.
Mi mancava così tanto? Non credo. Inseguivo un ricordo legato a quell’oggetto, ma quale?
Cerco ancora.
Malinconia dei giorni passati, è una tristezza che coglie a ogni età. Ci sono mille modi per spogliarsi degli oggetti della propria quotidianità. È quasi un marcatore sociale. La maggior parte di noi si libera delle cose usate.
Direzione: la spazzatura o il riciclo. Altri rivendono a prezzi esorbitanti i loro oggetti a collezionisti. Si fanno i vuoti che si possono.
Certo, alcune donne hanno più cose che hanno servito poco ma che non sono più attuali. Sono riutilizzabili? Forse.
E poi ci sono le utopie antichissime che ci tengono ancora all’oscuro di noi stessi. Questo oscuro bisogno di purificazione attraverso il distacco. Rigetto il vecchio mondo e me ne stacco con l’ascesi.
Non ho più nulla, sono disponibile per un mondo nuovo. Libero da tutto ciò che mi ingombrava, ho le mani libere.
E le mie dita da ladro sono pronte a stropicciare altre stoffe e sete, velli profumati d’oro.
E le mie tasche rattoppate conservano ancora il gonfiore degli ideali candidi delle giovinezze deviata per sempre.
Non aspetto altro che far pesare nuovi tesori sulle mie tasche logore.
Nuova Eva o nuovo Adamo!